Gaming: è legale sequestrare gli account di videogiochi per debiti? Pignoramento account giochi: quando è possibile?
Un nostro lettore ci chiede testualmente: si può pignorare l’account di una piattaforma di videogiochi? (come Steam, Epicgames, EA, Origin) o le licenze dei giochi acquistati? Sul punto, è bene fare alcuni chiarimenti.
L’articolo 2740 del Codice civile stabilisce che il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. I beni impignorabili sono tassativamente indicati dal codice stesso che, tra questi, elenca ad esempio i sussidi per la povertà, i crediti per alimenti, i sussidi per maternità, malattie o funerali, le assicurazioni sulla vita, ecc. Inoltre, vengono previsti appositi limiti per il pignoramento dello stipendio e della pensione (non oltre un quinto).
Pertanto, sono pignorabili tutti gli altri crediti maturati verso terzi, come banche, enti pensionistici e, quindi, anche le piattaforme online. In altri termini, se un debitore vanta un credito verso terzi, il suo creditore può pignorare detto credito, indipendentemente dalla natura del soggetto terzo. Tant’è vero che sono pignorabili anche le somme accreditate su conti online, come PayPal.
Detto ciò, anche i crediti maturati su piattaforme di gioco possono essere pignorati: saranno però bloccate le somme accreditate sul wallet virtuale e non anche l’account, che resta invece nella piena disponibilità del suo titolare.
È bene però precisare che un pignoramento di tale tipo appare quantomai improbabile, se non altamente difficoltoso e costoso.
Difatti, il pignoramento dei crediti che il debitore vanta verso terzi può essere agevolmente attuato grazie al fatto che eventuali conti correnti o stipendi o altre fonti reddituali sono censite nell’Anagrafe tributaria, cui il creditore può avere accesso una volta notificato al debitore l’atto di precetto (un ultimo avviso a pagare entro 10 giorni).
L’Anagrafe tributaria è un maxi database dell’Agenzia delle Entrate che contiene tutte le informazioni dei contribuenti: rapporti bancari, cassette di sicurezza, canoni di locazione, redditi da lavoro dipendente, pensioni, ecc. Accedendo a tale registro, il creditore può agevolmente individuare i beni da pignorare.
L’Anagrafe tributaria però non contiene l’indicazione dei crediti vantati dal debitore nei confronti di soggetti esteri o di intermediari che non siano istituti di credito. Dunque, i crediti che il debitore ha verso piattaforme online di gioco, di trading o di investimenti mobiliari, non sono rintracciabili perché non sono presenti in tale archivio.
Risultato: il creditore difficilmente potrà venire a conoscenza dell’esistenza di un credito di gioco del proprio debitore. E, posto l’elevato numero di società che svolge tale attività di gaming, è inverosimile una “caccia al tesoro”, nel tentativo di recuperare tali somme.
Peraltro se la piattaforma ha sede fuori dalla UE, la procedura di pignoramento diventa particolarmente lunga, complessa e onerosa.
Insomma, a conti fatti, possiamo rassicurare il lettore sostenendo che è quanto mai improbabile vedersi pignorati i crediti relativi ad account di videogiochi o le relative licenze d’uso.
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