Nelle carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto del vicepresidente della Lombardia si parla anche del suo legale (non indagato), noto per i manifesti anti-pm “Via le Br dalle Procure”. In un’intercettazione, l’avvocato tratta l’acquisto di una villa chiedendo di poter “schermare” il politico quale vero acquirente
E’ l’8 febbraio del 2014 quando dal telefono cellulare di Mario Mantovani (vicegovernatore della Lombardia, autosospesosi dopo l’arresto dello scorso 13 ottobre per corruzione, concussione e turbativa d’asta, cui si è aggiunto anche l’abuso d’ufficio) parte un sms: “Ho il procuratore generale della corte a cena”. Destinatario Roberto Lassini (che risponde icastico: “Ossequi”), avvocato del politico berlusconiano e, soprattutto, suo consulente-mediatore per alcuni affari immobiliari. Fra questi c’è la compravendita di una mega villa nel cuore della valle del Ticino che si affaccia sul Naviglio di Castelletto di Cuggiono, in provincia di Milano.
Affari sui quali oggi indagano i magistrati di Milano. In una telefonata del 2 aprile 2015 alle 15.38 – intercettata dalla Guardia di finanza e poi finita dentro una delle tante informative depositate in Procura, a disposizione del Pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Giovanni Polizzi – l’avvocato discute con Antonio Pisano, il contabile, indagato, dell’impero di società e cooperative riconducibili a Mantovani. Lassini (che non è indagato) parla di rogito, di clienti, di interessi da tutelare. E chiede al contabile di indicargli un notaio di fiducia per l’operazione. Dopo qualche ora, alle 18.43, i due si risentono. Lassini – spiega l’informativa – parla del nuovo acquisto di Mantovani, uno stabile di proprietà di una famiglia di anziani noto come ‘villa Clerici di Castelletto di Cuggiono’. I proprietari però vorrebbero qualche rassicurazione circa l’acquirente, per evitare di trovarsi brutte sorprese. Lassini chiede dunque a Pisano “se il gruppo del loro ‘comune cliente’, il quale ‘lecitamente’ vuole essere schermato nell’acquisto, ha la disponibilità di una società prestanome”. Il contabile risponde prontamente “che ne hanno due a disposizione (verosimilmente si riferisce a Spem Srl e Ticino Srl), ma sono comunque note alla stampa”. Lassini e Pisano concordano che ne riparleranno. Evidentemente la situazione evolve, perché il 22 maggio è l’avvocato a scrivere un sms al contabile: “Le ho inviato il preliminare per villa Clerici. Se riesce, ci sentiamo dopo, altrimenti lunedì”.
Il ruolo di Lassini emerge anche in un’altra circostanza. Di mezzo c’è sempre un immobile, in questo caso si tratta di uno storico edificio fino agli anni ’90 abitato dalle suore di Santa Marta, sempre a Cuggiono: la madre superiora, molto anziana e in precarie condizioni di salute, sarebbe disponibile a vendere. Ma bisogna fare in fretta. Insomma, il compito di Lassini (ex socialista che nel 1993, da sindaco di Turbigo, fu coinvolto in Mani pulite: fu arrestato e poi assolto) non sembra quello di un avvocato che segue i fronti giudiziari del suo cliente Mantovani, quanto piuttosto quello di un consigliere, collaboratore e amico, del quale l’ex vicegovernatore lombardo si fida. Al punto da spingerlo a candidarsi nel 2011 a Milano, dove finirà nella bufera per quei manifesti (‘Via le Br delle Procure’) fatti affiggere in città da un’associazione da lui presieduta.
In più la testata on line Nuova Brianza afferma oggi che Lassini ha ricevuto una consulenza da 76mila euro dall’Asl di Monza, il cui direttore generale, Matteo Stocco, è considerato un fedelissimo di Mantovani. La consulenza per Lassini, dal punto di vista formale, è regolare. Ma c’è da chiedersi perché l’Asl di Monza debba ricorrere a un anonimo avvocato di Turbigo (comune del Milanese, ai confine tra Lombardia e Piemonte) con studio a Busto Arsizio (provincia di Varese) per incarichi che potrebbe svolgere qualunque legale, considerando tra l’altro che gli avvocati in terra brianzola abbondano.
Non è la prima volta che il nome di Lassini compare fra gli atti di una pubblica amministrazione. In altre tre occasioni fu il Comune di Arconate a pagare l’avvocato. Siamo a cavallo fra il 2012 e il 2013: una volta 1.500 euro, un’altra 1.200 euro. In una terza occasione l’allora sindaco Mantovani vuole conoscere il contenuto di un esposto presentato dal gruppo di opposizione in Procura a proposito della casa di riposo privata di Opera Pia Castiglioni, secondo i magistrati riconducibile a Mantovani medesimo. Nuovo incarico all’avvocato e amico Lassini, che si informa, fa un viaggetto a Milano e riferisce circa l’impossibilità di avere l’esposto (circostanza persino ovvia). Segue comunque parcella da 1.000 euro.
Altri pagamenti a Lassini emergono dall’analisi dei conti correnti (svolta dalla Guardia di finanza su incarico del pm Polizzi) di una delle tante società riconducibili a Mantovani, Ticino Srl, che ha sede a Igea Marina (Rimini), lo stesso luogo delle colonie estive gestite da una cooperativa del politico: 1.048 euro l’8 aprile del 2011 e 1.468 euro il 21 ottobre del 2011. Poi più nulla. Bruscolini, se paragonati ai 76mila euro della generosa Asl di Monza. Ma questa è un’altra storia.
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