PADOVA. «Devi firmare quell’atto» grida al telefono il notaio Maculan. Dall’altra parte c’è Mario Borella, titolare della Golden Costruzioni Snc e ex candidato sindaco a Camponogara (Venezia).
È un salto di qualità nella triste saga dei Bolognino a Padova, perché stavolta è indagato per estorsione un colletto bianco, un professionista rispettato come il notaio Gianluigi Maculan di Saonara. Entra in gioco per un affare immobiliare. Borella viene infatti convinto a cedere un negozio a Sambruson di Dolo al prezzo di 75mila euro, primo passaggio per una permuta che gli avrebbe consentito di ottenere la proprietà di un altro immobile a Bassano del Grappa di proprietà di Adriano Biasion.
l’inizio. Il primo atto formale è la compravendita immobiliare a rogito del notaio Nicoletta Spina di Padova (in data 27 maggio 2015), che però aggiunge l’anomalia del mancato pagamento del prezzo di 75 mila euro. Per perfezionare la compravendita serve quindi un atto di quietanza che attesti l’avvenuto pagamento del prezzo stabilito nel rogito del notaio Spina, anche se non ancora incassato da Borella. È a questo punto che entra in gioco il professionista Maculan, nel cui studio viene firmata una quietanza liberatoria che fa perdere a Borella ogni diritto su quel bene.
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la confessione. «Ho firmato quell’atto perché se non l’avessi fatto sicuramente sarei andato in cerca di problemi o di grane» dirà lo stesso Borella durante un interrogatorio. «Lo dico chiaramente, io paura ne avevo tanta. Sono stato obbligato ad andare, perché temevo che succedesse qualcosa di più brutto».
Nell’ordinanza del gip ci sono le intimidazioni di Mangone durante una delle numerose telefonate: «Tu devi venire a firmare per la vendita del negozio. Questo è un atto che bisogna fare e te lo dico io».
Più o meno lo stesso concetto ripetuto dal notaio Maculan “urlando e aggredendolo verbalmente”, come indicato nel dispositivo del giudice Gilberto Stigliano Messuti.
affari in romania. Va detto che Borella era perfettamente consapevole della contiguità di Mangone con la criminalità organizzata calabrese.
L’aveva visto all’opera nell’ambito di un affare immobiliare che aveva portato a termine insieme a Biasion. C’era un altro esponente calabrese da affrontare e Mangone ha sistemato le cose, ancora una volta, a modo suo.
L’intervista al notaio: “Sono tranquillo”. Gli occhiali scuri, il volto corrucciato, il cellulare che suona in continuazione. Non è un giorno facile per il notaio padovano Gianluigi Maculan, 44 anni a novembre. Sono da poco passate le 16. 30 e ancora non può rientrare nel suo studio, al primo piano di una palazzina di piazza Borgato Maria Soti, nel cuore di Saonara.
Nei suoi uffici, dalle prime luci del mattino, ci sono i carabinieri del Comando Provinciale di Padova, che insieme agli uomini della Guardia di Finanza di Venezia, stanno dando esecuzione all’operazione contro l’ndrangheta della Dda della città lagunare. «Sono qua da questa mattina all’alba.
Di sopra ci sono ancora i carabinieri che stanno lavorando. Stanno acquisendo materiale, guardando i computer e facendo le loro verifiche», dice il notaio Maculan, sempre accompagnato dalla sua segretaria che fa fronte alle molteplici telefonate. «Mi dispiace solo di aver perso un’intera giornata di lavoro. Oggi avrei avuto diversi appuntamenti che inevitabilmente sono saltati».
Ma da domani (oggi ndr), assicura il professionista, lo studio aperto nel 2015, riprenderà la regolare attività. «Stanno solo facendo dei controlli, non mi hanno detto che non posso lavorare».
Maculan, indagato per estorsione e metodo mafioso nell’ambito dell’operazione della polizia giudiziaria a contrasto della criminalità organizzata e delle estorsioni, elegante nel suo completo fuma nervosamente una sigaretta, ma si dichiara sereno. «Si tratta di fatti risalenti a tre anni fa. Dovrò anch’io guardare dei documenti e fare dei controlli. In ogni caso sono molto tranquillo perché come faccio sempre anche al tempo sono certo di aver eseguito tutte le mie verifiche».
Questa indagine per lui sarebbe stata una doccia fredda, un qualcosa di totalmente inaspettato. «Ho dovuto fare mente locale per capire di cosa si stesse parlando», spiega il notaio. «La persona che è stata arrestata (Mangone ndr) non era certo un mio amico, era un cliente come tanti altri, che tra l’altro mi era stato presentato da un costruttore che compare anche lui nell’indagine».
Sul fatto che non si sarebbe fatto pagare l’atto riguardante il rogito di una proprietà immobiliare che sarebbe passata nelle mani degli’ndranghetisti, Maculan dice: «Con il mio lavoro ci vivo, direi che è molto improbabile che non mi sia fatto corrispondere nulla. Ma ripeto, cado dalle nuvole, adesso farò anch’io le mie verifiche, dopo di che andrò sicuramente a parlare con il pm».
Il notaio è difeso dall’avvocato Danilo Taschin del foro di Padova, con studio a Piove di Sacco. «Al momento non posso dire molto. Non ho ancora le carte in mano e devo ancora parlare con il mio cliente», spiega il legale. «So che è indagato, che è stato informato della cosa, ma al momento non so dire di più. Siamo d’accordo che ci incontreremo nelle prossime ore e che faremo due chiacchiere così anch’io capirò meglio la situazione».
Grande sorpresa da parte del sindaco di Saonara, Walter Stefan, che spesso si trova a bere il caffè con il notaio, che ha lo studio proprio nella piazza del Comune: «Conosco personalmente Gianluigi e per me è stata in assoluto una sorpresa sapere che è coinvolto in questa indagine. Ho estrema fiducia nelle forze dell’ordine e nella magistratura e mi auguro vivamente che alla fine risulti estraneo ai fatti» .
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