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CASTELFRANCO – Gigliola De Paoli in tribunale. La 51enne, consulente di investimenti immobiliari, il 7 novembre dovrà rispondere davanti al giudice Francesco Maria Meriggi del tribunale di Modena del reato di truffa aggravata. Una causa penale in piena regola, dopo il decadimento di quella civile precedentemente presentata dallo stesso investitore truffato. «È la causa pilota contro De Paoli -spiega l’avvocato Luca Lugari- La speranza è ora di avere una condanna in tempi brevi che possa fare anche da volano a quelle che spero ci saranno in Veneto».
DIECI ANNI DI FROTTOLE
L’episodio contestato affonda le sue radici nel 2012. La De Paoli entra in contatto con una famiglia nell’ambiente scolastico che frequenta la figlia, una struttura privata della pedemontana. Le ragazze diventano molto amiche e inevitabilmente anche i genitori iniziano a frequentarsi. «Nel 2016 io e mia moglie ci siamo separati – racconta l’uomo -. La mia ex stava cercando una nuova sistemazione, io nel frattempo ero andato a vivere in appoggio da un amico a Bassano del Grappa. Così, cercando, la De Paoli entra in contatto con lei per affari immobiliari. Le propone una palazzina che era andata all’asta che, secondo me non poteva andare bene per la mia famiglia ma magari solo per me. Così inizio a parlare con la donna, lei mi mostra le carte, inizia a parlarmi di cifre partendo da una somma per una porzione della palazzina e poi aumenta fino ad arrivare a circa 40mila euro. Accetto perché si era creato un rapporto di fiducia e qui è iniziato il mio calvario». Come per i 5 truffati trevigiani, anche con questo papà, la De Paoli ha fatto in modo di creare un rapporto di assoluta fiducia. «Mi diceva che conosceva un immobiliarista di Modena, mia città di origine e dove fatalità stavo cercando una sede per un’agenzia di comunicazione – continua -. Aveva creato un rapporto con la mia ex moglie, sua figlia era amica della mia, mi faceva nomi e mi raccontava cose creando un rapporto quasi familiare. Mi mostrava anche la documentazione e quindi ho detto: ok, investo». Da settembre 2016, mese di chiusura dell’accordo, fino a febbraio, l’uomo le ha consegnato circa 40mila euro in contanti. «Un danno di 40mila euro» sottolinea.
PRIMI PROBLEMI
A febbraio però iniziano i problemi. «Mi dice che l’affare immobiliare non è andato a buon fine e che mi avrebbe ridato i soldi con gli interessi – racconta -. Le rispondo che mi bastava riavere i miei. Mai più visti. Mi dava un appuntamento e lo rimandava. Quando si arrivava alla fine della scuola o al momento della recita di Natale, lei arrivava con garanzie, con falsi bonifici o assegni scoperti per farmi stare zitto».
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