MILANO – La richiesta era chiara: intimare alla Cotto Srl il pagamento delle due restanti tranche – una da 2,9 milioni e una da 5,2 milioni – quale corrispettivo per la compravendita immobiliare dello stabilimento Moreschi. E la giudice Marianna Galioto del Tribunale civile di Milano si è pronunciata venerdì scorso (21 giugno). L’ordinanza emessa sospende l’efficacia del titolo esecutivo delle richieste della Moreschi e accoglie le tesi presentate dalla Cotto contro i due precetti, secondo le quali il pagamento delle due rate era già avvenuto.
La Cotto Srl è la società che venne utilizzata a fine dicembre 2022 per perfezionare la compravendita. Una società partecipata dalla stessa Moreschi e dal Centro Studi Barbariga, che aveva concordato l’operazione con l’attuale proprietà del calzaturificio, il fondo svizzero Hurleys, detenuto dall’imprenditore Guido Scalfi. A comunicare la decisione del tribunale milanese è la stessa Cotto, tramite lo studio legale milanese “La Scala – Società tra avvocati”, con un comunicato stampa dal titolo eloquente: “Moreschi bocciata dal Tribunale di Milano. Si avvicina per Scalfi la resa dei conti”.
«Con questo provvedimento il Tribunale di Milano ha accolto le richieste di Cotto Srl (la immobiliare che acquistò dal calzaturificio di Vigevano il grande stabilimento di Via Cararola) e ha bloccato le iniziative giudiziarie promosse da Moreschi. Alla fine del 2022 la società che il finanziere italo-svizzero aveva acquisito qualche anno fa dalla famiglia fondatrice, aveva venduto l’immobile (riprendendolo subito in locazione) dichiarando di voler ricavare da questa operazione sia la liquidità necessaria per saldare le banche e chiudere la sua annosa ristrutturazione finanziaria (che invece non sono state mai pagate), sia le risorse per avviare il suo ennesimo piano di rilancio. Acquirente una società di scopo – la Cotto – alla quale partecipavano come investitori sia un ente benefico veneto (che aveva messo a disposizione la maggior parte dei fondi), sia la stessa Moreschi e la sua controllante svizzera Hurleys», si legge nel comunicato che ricostruisce la vicenda.
«Tuttavia – prosegue – dopo aver concluso l’affare, Moreschi si era subito resa inadempiente al pagamento dei canoni di locazione; aveva quindi licenziato – tra le proteste del sindacato e degli enti locali – i suoi ultimi 50 operai (sostenendo di voler affidare la produzione a terzisti toscani e veneti “ecosostenibili”) e aveva preannunciato di voler addirittura lasciare definitivamente lo stabilimento nella seconda metà del 2024. Alle proteste di Cotto, Moreschi aveva reagito sostenendo che i suoi debiti verso di essa erano più che compensati con i crediti che essa invece vantava verso l’immobiliare per il saldo del prezzo di vendita. E aveva promosso contro Cotto azioni esecutive per quasi 8 milioni di euro. Denaro che, come aveva ripetutamente dichiarato Scalfi, non appena incassato avrebbe consentito a Moreschi di riequilibrare la situazione del calzaturificio. Ma anche denaro che Cotto sosteneva di non dovere affatto, essendosi accollato il mutuo ipotecario residuo sullo stabilimento e concordato con la venditrice – fino all’estinzione del mutuo – una dilazione di parte del prezzo».
La controversia era quindi finita al Tribunale di Milano che, nei giorni scorsi, ha accolto la richiesta di Cotto di bloccare le iniziative esecutive di Moreschi, rilevando la illegittimità delle sue pretese e, invece, la fondatezza delle ragioni dell’immobiliare».
Giuseppe La Scala, senior partner di La Scala – Società tra Avvocati commenta così: «Abbiamo accolto con soddisfazione la decisione del Tribunale di Milano. Ma eravamo certi che le nostre buone ragioni sarebbero state evidenti. È stata invece smascherata l’iniziativa strumentale di Moreschi e di Scalfi, al quale consigliamo di smetterla di raccontare storie al mercato e alla comunità di Vigevano e di prendere atto che la crisi del calzaturificio deve essere finalmente affrontata con realismo e serietà, preservando i valori di un marchio e di un “saper fare” che non devono essere dissipati».
Non la pensa allo stesso modo la Moreschi, che nel pomeriggio di oggi (mercoledì) ha diramato a sua volta un comunicato che contiene una versione opposta: «Moreschi Spa prende atto della decisione del Tribunale di Milano che ha confermato il fatto che Cotto non ha pagato parte del prezzo di vendita pattuito dalla cessione del capannone di via Cararola a Vigevano e che dunque Moreschi ha un credito di oltre 8 milioni di euro. La sospensione ottenuta da Cotto è provvisoria e non impedisce il prosieguo delle azioni di Moreschi per ottenere quanto prima il pagamento del dovuto. Moreschi SpA ribadisce l’impegno nella valorizzazione del brand per affermare il suo ruolo a livello internazionale mantenendo a Vigevano il centro amministrativo e logistico, nonché di ricerca e sviluppo e controllo qualità”.
Immediata controreplica della Cotto: «Proprietari e manager Moreschi non comprendono – o fanno finta di non comprendere – la lingua italiana. Cosa molto pericolosa per chi dovrebbe gestire con serietà e responsabilità un marchio di questa importanza. La parabola del Dottor Scalfi non può scendere di più».
Sul fronte del pagamento delle spettanze ai lavoratori In questi giorni i sindacati, che avevano siglato a inizio maggio un accordo in Regione, sta minacciando l’avvio di azioni legali per il mancato rispetto dell’accordo. In questi giorno sono state interrotte le conciliazioni con i singoli lavoratori poichè, a detta del sindacato l’azienda aveva chiesto ulteriori rinvii per versare gli stipendi arretrati.
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