Il credito d’imposta è un credito che l’azienda ha solitamente nei confronti dello Stato, ma può averlo anche verso altri enti pubblici come regioni, comuni, INAIL e INPS. Ci sono varie tipologie di crediti d’imposta, che possono essere usate per compensare eventuali debiti dell’azienda nei confronti dell’Erario, per il pagamento dei tributi e, quando ammesso, se ne può anche chiedere il rimborso nella dichiarazione dei redditi.
I crediti d’imposta sono dunque un valido strumento di agevolazione fiscale in aiuto alle aziende, soprattutto alle micro, piccole e medie imprese. Nel corso di questi anni ne sono stati disposti diversi che, anno dopo anno, sono stati modificati, rifinanziati o aboliti. Ma come funzionano? E quali sono quelli a cui puoi accedere con la tua PMI nel 2024? Per scoprire tutti i dettagli, continua a leggere questa guida.
Crediti d’imposta 2024: guida rapida per PMI
Cos’è il credito d’imposta?
In termini strettamente fiscali, il credito d’imposta è un’agevolazione, o meglio un credito, che un “contribuente” (sia esso un’impresa o una persona fisica) ha maturato nei confronti dello Stato. Va precisato che, nonostante è stato utilizzato il termine “agevolazione”, il credito d’imposta non va confuso con il finanziamento. Generalmente viene compensato attraverso le tasse da riconoscere al Fisco.
Nello specifico, le dichiarazioni di credito d’imposta in compensazione (previste attraverso il modello F24) includono tutte le tipologie di credito: IVA, IRPEF, IRES, IRAP, (sono comprese anche addizionali ed imposte sostitutive). Ma non è l’unico modo. Oltre alla compensazione, infatti, è possibile effettuare anche una cessione del credito d’imposta per ottenere liquidità.
Può essere ceduto a terzi, mantenendo la facoltà a quest’ultimi di poter effettuare una successiva cessione del credito ad altri soggetti. Colui che “riceve” il credito d’imposta, potrà usufruire di quest’ultimo con le stesse modalità previste per il soggetto cedente. Una volta chiarito il concetto di credito d’imposta è essenziale capire come quest’ultimo viene applicato.
Come funziona il credito d’imposta?
Il credito d’imposta è uno strumento fiscale che consente alle aziende e ai contribuenti di ridurre l’importo delle tasse dovute allo stato. Funziona come una sorta di “buono” sulle imposte: se un’azienda o un individuo ha un credito d’imposta, può utilizzarlo per pagare una parte delle sue tasse. Per esempio, se un’azienda deve 10.000 euro di tasse e ha un credito d’imposta di 2.000 euro, dovrà pagare solo 8.000 euro.
Il meccanismo di funzionamento del credito d’imposta varia a seconda del tipo di credito e delle normative specifiche di un paese. Generalmente, il credito d’imposta è concesso per incentivare determinate attività o comportamenti, come investimenti in ricerca e sviluppo, assunzione di determinate categorie di lavoratori, o, nel contesto ambientale, per investimenti in tecnologie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica.
In alcuni casi, il credito d’imposta può essere “refundable” o rimborsabile, il che significa che se l’importo del credito supera le tasse dovute, il governo può restituire la differenza al contribuente. In altri casi, è “non-refundable” o non rimborsabile, quindi può solo ridurre l’imposta dovuta a zero, senza possibilità di un rimborso in denaro.
È importante sottolineare che il credito d’imposta non è una detrazione, che riduce il reddito imponibile, ma piuttosto un abbattimento diretto dell’imposta da pagare. Questo lo rende particolarmente vantaggioso, poiché ha un impatto diretto e spesso maggiore sulla riduzione dell’onere fiscale complessivo. Inoltre, per accedere ai crediti d’imposta, le aziende e i contribuenti devono generalmente soddisfare determinati requisiti e seguire procedure specifiche, che possono includere la presentazione di documentazione adeguata a supporto delle spese o degli investimenti qualificanti.
Credito d’imposta beni strumentali 2024
Il credito d’imposta per investimenti in nuovi beni strumentali, secondo l’art. 1, cc. 1051-1063 della Legge 178/2020, è un incentivo per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese. Questo beneficio varia a seconda del tipo di bene acquistato (beni ordinari o beni “Transizione 4.0”, divisi in materiali e immateriali), dell’importo investito, del periodo di realizzazione e completamento degli investimenti, e delle modalità di utilizzo del credito d’imposta. Possono usufruire del credito le imprese italiane, a condizione che rispettino le norme sulla sicurezza sul lavoro e gli obblighi contributivi. Sono escluse le imprese in situazioni critiche come fallimento o liquidazione.
I beni agevolabili con il credito d’imposta 4.0 nel 2024
Nel 2024, il quadro normativo italiano continua a incentivare le imprese che investono nella modernizzazione dei propri processi produttivi attraverso l’acquisto di nuovi beni strumentali, sia materiali che immateriali, come indicato negli allegati A e B della Legge 232/2016. Questa misura di sostegno fa parte di un più ampio sforzo per promuovere la trasformazione digitale e tecnologica delle imprese italiane, con l’obiettivo di aumentare la loro competitività e sostenibilità a lungo termine.
La Legge 232/2016 stabilisce un elenco specifico di beni che possono beneficiare di questo credito d’imposta:
- Beni Materiali (Allegato A): Questi includono macchinari, attrezzature e dispositivi tecnologicamente avanzati che sono essenziali per la modernizzazione delle strutture produttive. Questi beni devono essere nuovi, ovvero non precedentemente utilizzati, e devono soddisfare determinati criteri tecnologici e di innovazione per qualificarsi per il credito d’imposta.
- Beni Immateriali (Allegato B): Comprendono software, sistemi digitali e soluzioni tecnologiche che migliorano l’efficienza operativa, la gestione dei dati e la connettività. Anche in questo caso, i beni devono essere nuovi e soddisfare specifici requisiti tecnologici.
Il credito d’imposta per questi investimenti è un’importante leva finanziaria per le imprese, poiché riduce il costo netto degli investimenti e stimola la realizzazione di progetti che potrebbero altrimenti essere ritenuti troppo costosi o rischiosi. Inoltre, l’investimento in questi beni favorisce l’adozione di tecnologie avanzate e digitali, aspetti cruciali per rimanere competitivi in un’economia sempre più globalizzata e tecnologicamente orientata.
Le aliquote del credito d’imposta beni strumentali 2024
Per il 2024, il Decreto Legge 30.12.2023 n. 215 non ha esteso l’agevolazione agli investimenti in beni non “4.0”, ma continua a supportare gli acquisti di beni “4.0”. Le aliquote per il credito d’imposta sui beni materiali “4.0” rimangono invariate rispetto al 2023, con percentuali del 20%, 10% e 5% a seconda dell’ammontare investito, fino a un massimo di 20 milioni di euro per singolo anno, raggiungendo un totale di 60 milioni di euro nel triennio 2023-2025. Nello specifico:
La determinazione del credito d’imposta si articola nel seguente modo:
- Il credito è pari al 20% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
- Il 10% è applicato per investimenti compresi tra 2,5 milioni e 10 milioni di euro;
- Il 5% è destinato agli investimenti tra 10 milioni e 20 milioni di euro;
- Per gli investimenti superiori a 10 milioni e fino a 50 milioni di euro, inclusi nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e finalizzati agli obiettivi di transizione definiti da specifici decreti ministeriali, il credito d’imposta è del 5%.
Per gli investimenti in beni immateriali tecnologicamente avanzati (elencati nell’allegato B), le aliquote per il 2024 e il 2025 sono ridotte di 5 punti percentuali ogni anno rispetto a quelle fino al 2023:
- Per il 2024, il credito d’imposta è ridotto al 15% dell’investimento, con un limite massimo di costi ammissibili di 1 milione di euro.
- Per il 2025, mantenendo lo stesso limite massimo del 2024, la percentuale scende ulteriormente al 10% del costo dei beni agevolabili.
L’utilizzo in compensazione: cosa prevede?
Il credito d’imposta è utilizzabile in compensazione in tre quote annuali a partire dall’anno di interconnessione dei beni, con il codice tributo “6936”. In caso di mancato utilizzo, l’importo residuo può essere riportato negli anni successivi. Per fruire dell’agevolazione è necessario rispettare le normative sulla sicurezza e i contributi previdenziali, convalidati da un Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC).
Documentazione come fatture e perizie tecniche è necessaria per l’acquisizione dei beni. Per i beni di costo inferiore a 300.000 euro, è sufficiente una dichiarazione del legale rappresentante. In caso di cessione o trasferimento del bene agevolato entro due anni dall’interconnessione, il credito d’imposta deve essere adeguato, con la possibilità di sostituire il bene con uno di caratteristiche simili o superiori per mantenere il beneficio.
Credito d’imposta per il Mezzogiorno: la ZES Unica
Dal 1° gennaio, le imprese che realizzano investimenti in strutture produttive situate nell’area della Zes Unica del Mezzogiorno possono usufruire di un contributo sotto forma di credito di imposta, in linea con i limiti massimi previsti dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027.
Per le grandi imprese, il credito di imposta varia in base alla regione:
- 15% per le aree dell’Abruzzo incluse nella Carta degli aiuti a finalità regionale;
- 30% per le regioni di Molise, Basilicata e Sardegna;
- 40% per la Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
Le medie imprese ricevono un incremento di 10 punti percentuali, mentre per le piccole imprese l’aumento è di 20 punti.
Crediti d’imposta della Zes Unica: tutto ciò che una PMI deve sapere
Le aziende in stato di liquidazione o in condizioni simili, così come quelle nei settori dell’industria siderurgica, carbonifera, lignite, trasporti (esclusi magazzinaggio e supporto ai trasporti), infrastrutture energetiche, banda larga, settori creditizio, finanziario e assicurativo, sono escluse dal contributo.
Dal punto di vista oggettivo, il credito di imposta è basato sul costo totale dei beni acquistati o degli investimenti immobiliari effettuati dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024. Sono beneficiari le imprese che investono nell’acquisto o leasing di immobili, terreni o beni strumentali (come macchinari, impianti, attrezzature) per le strutture produttive esistenti o da realizzare nell’area.
Rispetto alla formulazione precedente, ora il valore dei terreni e degli immobili non può superare il 50% del valore totale dell’investimento, che deve essere compreso tra un minimo di 200mila euro e un massimo di 100 milioni di euro.
Il credito può essere rideterminato se i beni non entrano in funzione entro il secondo periodo d’imposta successivo all’acquisto o completamento, o se vengono dismessi, ceduti, usati per scopi estranei all’impresa o spostati in strutture diverse entro cinque anni dall’entrata in funzione. Inoltre, se le imprese non mantengono la loro attività nelle aree degli investimenti agevolati per almeno cinque anni dopo il completamento dell’investimento, i benefici saranno revocati.
Il credito d’imposta della ZES Unica è cumulabile con altre agevolazioni
Il credito d’imposta relativo alla Zes Unica, destinato a supportare gli investimenti nelle aree del Mezzogiorno, è cumulabile con altre agevolazioni statali, rispettando i limiti imposti dalle normative europee. Questo significa che le imprese possono combinare il credito d’imposta con altre forme di sostegno finanziario, purché l’importo totale delle agevolazioni non superi i limiti previsti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato.
Il Regolamento (UE) n. 651/2014, noto come “Regolamento Generale di Esenzione per Categoria” (RGEC), stabilisce i limiti e le condizioni per l’assegnazione degli aiuti di Stato. Secondo questo regolamento, gli aiuti possono essere cumulati con altri aiuti per lo stesso costo ammissibile, purché tale cumulo non superi l’intensità o l’importo massimo degli aiuti consentiti dal regolamento stesso.
È importante sottolineare che, mentre il credito d’imposta Zes Unica può essere cumulato con altre agevolazioni, la responsabilità di assicurare che il cumulo rispetti le norme UE spetta all’impresa beneficiaria. Le imprese dovrebbero pertanto consultare esperti di finanza agevolata come noi di Finera, per assicurarsi di aderire alle normative vigenti.
Credito d’imposta 2024 per l’acquisto della carta
Il credito d’imposta per l’acquisto di carta da parte delle imprese editoriali di quotidiani e periodici è confermato per gli anni 2024 e 2025, come stabilito al comma 319 in riferimento all’art. 188 del D.L. n. 34/2020. Per gli anni 2023 e 2024, il credito d’imposta è fissato al 30% delle spese sostenute, fino a un tetto massimo di 60 milioni di euro annui.
Le imprese che possono beneficiare di questo incentivo devono soddisfare i seguenti requisiti:
- Avere la sede legale in uno Stato dell’Unione Europea o dello Spazio Economico Europeo;
- Essere fiscalmente residenti in Italia o avere una stabile organizzazione nel territorio italiano, alla quale sia collegata l’attività commerciale legata al beneficio;
- Essere classificate nel Registro delle imprese con il codice ATECO 58.13 (edizione di quotidiani) o 58.14 (edizione di riviste e periodici);
- Essere iscritte al Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC), presso l’Autorità per le Garanzie nella Comunicazione.
L’agevolazione fiscale è esclusiva e non cumulabile con altre agevolazioni state, regionali o europee, o con i contributi diretti previsti dal D.Lgs. n. 70/2017, se riferite alle stesse spese. Le procedure e le tempistiche per richiedere il credito d’imposta saranno specificate in una circolare a cura del Capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria.
Come accedere al credito d’imposta? I passaggi fondamentali e la consulenza professionale
Per ottenere accedere ai crediti d’imposta, ogni impresa deve seguire alcuni passaggi chiave:
- Verificare l’Idoneità: Controllare se l’impresa soddisfa i requisiti specifici per il tipo di credito d’imposta.
- Raccogliere Documentazione: Preparare tutta la documentazione necessaria come fatture e prove degli investimenti.
- Presentare la Domanda: Inviare la domanda tramite i canali appropriati, che possono includere portali online o enti specifici.
- Rispettare le Scadenze: Assicurarsi di presentare la domanda e la documentazione necessaria entro le scadenze stabilite.
- Utilizzare il Credito d’Imposta: Una volta ottenuto, il credito può essere utilizzato per compensare le tasse dovute, secondo modalità che possono variare.
- Mantenere la Conformità: È importante continuare a rispettare i requisiti del credito d’imposta.
- Conservare i Documenti: Tenere traccia di tutti i documenti relativi al credito d’imposta per eventuali controlli futuri.
Infine, per affrontare correttamente l’iter per ottenere i crediti d’imposta nel 2024 è possibile rivolgersi a Finera, società specializzata in finanza agevolata e aziendale. Grazie a un team di esperti, Finera è in grado di fornire costante supporto a imprenditori e imprese che vogliono accedere ad agevolazioni, prestiti, bandi, finanziamenti e misure come i crediti d’imposta. Vuoi avere maggiori informazioni e capire come possiamo aiutarti ad accedere ai crediti d’imposta 2024? Allora, fissa oggi una consulenza gratis e non vincolante.
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