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FERMO Con il decreto dello scorso 4 luglio sono state approvate le linee guida per la corretta applicazione del credito d’imposta. E a partire dalle ore 14 di lunedì scorso i certificatori hanno cominciato inviare alla piattaforma dedicata le certificazioni richieste dalle imprese e ad esse rilasciate. «Queste linee guida rispecchiano le nostre richieste. Ma non sono soddisfatta per la parte riguardante le aziende che hanno ricevuto il Pvc (Processo Verbale di Constatazione) in quanto non c’è chiarezza» afferma la presidente di Confindustria Moda Annarita Pilotti, imprenditrice calzaturiera alla guida di Loriblu di Porto Sant’Elpidio.
Il contenzioso
Le linee guida dovrebbero comunque essere prese in considerazione in sede di eventuale contenzioso legale tra azienda e fisco. Difficile pensare il contrario. «Come Confindustria Moda stiamo esaminando il testo di 45 pagine nel dettaglio per poi poter chiedere ulteriori precisazioni inerenti il periodo 2015-2019 che ancora non è ben chiaro e definito. Ci stiamo muovendo come Confindustria e come Confindustria Moda e siamo in contatto costante col Governo» afferma la presidente dell’associazione. Che chiede al Mimit anche di dare la possibilità alle imprese raggiunte dal Pvc di poter richiedere un “saldo e stralcio”. «Quello che sta emergendo è una discriminazione tra le imprese che non hanno ricevuto il Pvc, e che ora possono certificarsi, e coloro che non l’hanno ricevuto» precisa la stessa imprenditrice elpidiense, che da tempo conduce la battaglia con il Mimit.
Le prospettive
Un’altra richiesta che si profila all’orizzonte è l’ennesima proroga del termine del 31 ottobre 2024 entro il quale è possibile effettuare il riversamento spontaneo del credito d’imposta ricerca e sviluppo. Questo perché le linee guida sono uscite pochi giorni fa, i certificatori dovranno cominciare ad operare (non solo per il settore moda) ma c’è agosto di mezzo per cui, concretamente, non c’è molto tempo a disposizione. Al di là dei chiarimenti che verranno presto inoltrati da Confindustria Moda al Mimit, le linee guida hanno segnato un grande passo in avanti per il comparto moda. «Nella prima bozza uscita il 5 giugno, il settore moda non era inserito nel credito di imposta. Sembrava fosse esclusa. Ora la moda è presente e ritengo questo un successo importante» commenta la stessa Pilotti.
Le pagine
In particolare, a partire da pagina 42 delle linee guida, si specificano come attività ammissibili al credito d’imposta «i progetti relativi alla concezione e realizzazione di nuove collezioni o campionari che presentino elementi di novità rispetto alle collezioni e ai campionari precedenti». Non basta cambiare un colore o apportare un semplice adattamento. Occorre «innovare in modo significativo i prodotti dell’impresa sul piano della forma e di altri elementi non tecnici o funzionali; quali, ad esempio, le caratteristiche delle linee, dei contorni, dei colori, della struttura superficiale, degli ornamenti» si legge all’interno del fascicolo sulle linee guida che regolamentano l’iniziativa. Non generano un credito di imposta, invece, le spese per la fase di ideazione, la preserie per mostrare i prodotti ai rivenditori, alle fiere, ecc. e le spese di marketing. Viceversa lo generano i costi sostenuti in fase di progettazione e di prototipazione.
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