Oltre 210 milioni di euro per aiutare le imprese siciliane, su vari fronti come l’abbattimento degli interessi sui mutui, gli investimenti sulla competitività, l’emissione di mini bond e la riqualificazione energetica. Sono le iniziative allo studio da parte di Irfis, intermediario finanziario della Regione siciliana vigilato dalla Banca d’Italia. Le misure dell’Istituto – che da statuto “promuove lo sviluppo del tessuto economico e del territorio siciliano, fornendo supporto finanziario a diverse categorie economiche e sociali con risorse proprie, regionali ed extraregionali” – sono state illustrate a Palermo. Alle nuove misure si aggiunge il rifinanziamento di alcune misure già esistenti, che hanno avuto grande riscontro negli ultimi anni. Da una parte Ripresa Sicilia, attraverso cui sono stati stanziati 36 milioni per rafforzare la competitività̀ e l’innovazione delle imprese, per cui si valuta “un ulteriore stanziamento in corso di valutazione di 100 milioni”. Dall’altra Fare Impresa in Sicilia, destinata alle Pmi, che vanta al momento una spesa di oltre 200 milioni, e per la quale “è previsto il rifinanziamento con nuovi stanziamenti”.
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Centoventi milioni per la competitività
Molti soldi, insomma, per spronare il sistema economico di una Regione che, secondo gli ultimi dati pubblicati da Svimez, nel secondo semestre del 2023 è cresciuta più di tutte le altre, segnando un più 2,2% di Pil, a fronte del più 0,9% registrato dall’Italia nel suo complesso. Entrando nel dettaglio delle misure in fase di progettazione da parte di Irfis, quella economicamente più consistente riguarda la competitività. La finanziaria della Regione infatti intende mettere sul piatto 120 milioni per “finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto finalizzati ad accrescere la competitività“. Nel concreto, con questi fondi si potranno “sostenere processi di ricerca industriale e sviluppo sperimentale”, ma anche “supportare investimenti strategici e riqualificazione energetica”. La seconda misura più costosa riguarda i contributi a fondo perduto per l’abbattimento degli interessi sui mutui. Si tratta di 50 milioni da destinare, precisa l’Istituto, “alle imprese operanti in Sicilia, per programmi di investimento o fabbisogno di circolante“.
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Dalla riqualificazione energetica ai mini-bond
E ancora, l‘intermediatrio finanziario della Regione intende stanziare 47 milioni per la riqualificazione energetica delle imprese dell’Isola. Nello specifico, si tratta di “contributi e finanziamenti per la realizzazione di interventi rivolti sia al ciclo produttivo sia agli immobili aziendali“. Fuori dal burocratese, la misura punta a incentivare “il ricorso alle rinnovabili per l’autoconsumo“, ma anche “la produzione dell’energia necessaria ad alimentare i cicli produttivi“. Il finanziamento meno consistente è quello sui cosiddetti “basket bond”. Come spiega Cassa Depositi e Prestiti, si tratta di “mini-bond emessi da società con sede nella regione di riferimento per finanziare i rispettivi piani di sviluppo“. Nello specifico la misura promossa da Irfis “si pone l’obiettivo di accompagnare le imprese nel processo di emissione di mini-bond, raggruppati in portafoglio e sottoscritti da un’unica società veicolo (Spv), che a sua volta si finanzia emettendo dei titoli (Abs) che vengono sottoscritti da investitori qualificati“. Obiettivo, avere maggiori risorse economiche da spendere in azienda.
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I risultati economici di Irfis negli anni
Un piano industriale ambizioso, insomma, quello che l’Istituto si prepara a lanciare. In linea con i risultati degli anni scorsi, rivendicati dalla governance. “Nel corso dell’ultimo biennio, l’Irfis ha gestito fondi pubblici per un totale di circa 600 milioni di euro, destinati a diverse tipologie di programmi operativi e agevolazioni, con finalità di sostegno allo sviluppo delle imprese operanti sul territorio siciliano“. In particolare, fanno sapere dall’azienda, “al 31 dicembre 2023, Irfis ha erogato agevolazioni a 19.011 imprese e a 35.064 persone fisiche”. Numeri importanti, che fanno di Irfis uno degli attori principali del tessuto economico siciliano. Non a caso, sottolineano da Palermo, “L’istituto è candidato a diventare organismo intermedio per la gestione degli aiuti alle imprese previsti nel Programma operativo regionale Fesr Sicilia 2021-2027“. Una sigla che nasconde il Fondo europeo di sviluppo regionale, uno dei capitoli di spesa più importanti dell’Unione europea sulla politica di coesione, che per l’Isola vale circa sei miliardi di euro.
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